PRALBOINO

IL COMUNE

Pralboino è un comune della provincia di Brescia, nella zona a confine con Cremona chiamata ‘Bassa bresciana’. Conta circa 2800 abitanti in un territorio principalmente pianeggiante, con la zona a nord-est rialzata rispetto a quella a sud-ovest, come testimoniato dai nomi ereditati da queste zone: Dossello e Borgo Sopra, le prime terre ad essere state abitate. Sorge sulla riva sinistra del fiume Mella, quasi alla confluenza con l’Oglio, ma è anche caratterizzato dalla presenza di fontanili e di numerosi canali artificiali utilizzati per l’irrigazione dei campi. L’agricoltura è da sempre, infatti, l’anima non solo economica del territorio: ha condizionato fortemente anche l’aspetto sociale, regalando quello spirito campagnolo di cui sentiamo ancora l’influenza. Il carattere prettamente agricolo ha plasmato anche il territorio che risulta caratterizzato dalla presenza di grandi cascine con forte valenza storica ed architettonica. Non mancano, comunque, attività di altro tipo, prevalentemente di tipo artigianale, piccole o medie imprese spesso a conduzione familiare ma anche realtà economiche importanti di grandi dimensioni.

 
Municipio di Pralboino

LA STORIA

Castello dei Fontanili

Il territorio è abitato fin dalla preistoria, come rivelano i numerosi ritrovamenti archeologici della zona e il borgo pare avere origini romane, ma narra la leggenda che Pralboino debba le proprie origini alle invasioni barbariche. Quando le popolazioni del nord iniziarono a premere sui confini dell’impero romano, i Longobardi arrivarono nella pianura Padana. In particolare, il processo migratorio portò Re Alboino ed il foltissimo gruppo al suo seguito ad attraversare le Alpi in condizioni difficili, affrontando il gelo, la fatica, la fame. In primavera questo popolo proveniente dall’attuale Ungheria, arrivò in una radura accogliente, ricca di prati e corsi d’acqua con l’intenzione di fermarsi per qualche giorno ma rimanendovi, invece, ben più a lungo. L’accampamento venne via via fortificato e nacque un nuovo centro abitato che prese il nome di Prat’Alboino, i prati di re Alboino.

Da qui la storia di Pralboino è lunga e passa attraverso l’attività dei monaci benedettini di Leno e il dominio della famiglia Gambara, che portarono momenti di grande sviluppo soprattutto culturale.

Fra i secoli XV e XVI si formò a Pralboino un cenacolo umanistico, grazie all’attività della famiglia Gambara. La passione per l’arte e la letteratura consentirono anni di grande sviluppo culturale. Molti dei membri della famiglia Gambara furono autori di opere letterarie di prestigio, come la prima poetessa italiana Veronica Gambara, al punto da piantare un torchio per la stampa nella prima metà del 1500, dal quale uscirono poemi, varie opere letterarie e addirittura uno dei primi dizionari della lingua latina. Purtroppo la stamperia andò distrutta a causa di un incendio, ma rimane come segnale della presenza di un vivissimo polo culturale. Grande fermento regalava la presenza di scrittori, linguisti, poeti, architetti, medici e studiosi di ogni tipo. A metà del XVI secolo sorse a Pralboino un’Accademia letteraria e già nello stesso secolo si registra in paese la presenza di un maestro di scuola. Da lì partì la grande tradizione che, ancora oggi, riconosce a Pralboino il titolo di “paese dei maestri”

La torre di Pralboino

LO STEMMA

Pralboino si trova sulla strada Francesca, un antico percorso che collega diversi comuni e che al tempo era l’unica arteria di comunicazione della zona. Il cristianesimo andava rafforzandosi e da queste zone transitavano numerose persone che avevano l’esigenza di una sosta notturna o comunque della possibilità di rinfrancarsi del viaggio. Pralboino era una delle tappe principali, e deve proprio a questa circostanza lo stemma che lo caratterizza: un viandante (o pellegrino) con bastone e il tipico mantello di tela corto, utilizzato al tempo dai pellegrini (sanrocchino). Lo sfondo verde viene attraversato in diagonale da una striscia azzurra stellata.

 

L' ARTE

Da un punto di vista architettonico, oltre ai grandi cascinali che caratterizzano il territorio, troviamo il castello costruito dai Gambara come propria dimora, che presenta più le caratteristiche di una prestigiosa dimora classico-rinascimentale, ma dove sono ancora visibili tracce del fossato e dei torrioni difensivi. In paese troviamo dimore signorili, la torre civica che sorse nella seconda metà del ‘500 come simbolo dell’autonomia comunale contro il potere dei Gambara e numerose chiese. Fra queste citiamo il Suffragio, la Madonna del Vedetto, la Madonnina della Neve, Santa Maria degli Angeli…

Castello dei Fontanili

Rilevante la Basilica Minore di Sant’Andrea Apostolo che sorse negli ultimi decenni del 1700, sulle rovine di altre due chiese precedenti, con la sua mole imponente. Ad un esterno austero che la porta ad essere considerata, da alcuni, un’incompiuta, si contrappone un interno sfarzoso, con ricchi arredi, un organo importante, tele preziose del Romanino, Moretto, Sante Cattaneo, l’altare maggiore progettato da Rodolfo Vantini, un campanile che ospita un concerto di cinque campane e una sagrestia grande quanto una chiesa riccamente decorata ed arredata anch’essa.

Uscendo verso nord si incontra il castello dei Fontanili, piccola e pittoresca costruzione immersa nella campagna, col fascino dei luoghi abbandonati.

Il Moretto

Nelle chiese di Pralboino troviamo opere di grandi pittori, fra le quali un dipinto a olio su tela risalente al XVI secolo ad opera di Bonvicino Alessandro detto Moretto (1498 ca. 1554) rappresentante la Madonna con Bambino e i santi Giuseppe, Francesco d’Assisi, Girolamo, Ludovico di Tolosa, Antonio di Padova, Chiara e il cardinale Uberto Gambara, quest’ultimo committente dell’opera.

Nelle immagini, l’esterno della basilica Minore di Sant’Andrea, il Palazzo dei Gambara, l’interno della Basilica minore di Sant’Andrea, Madonna con bambino del Moretto

VERONICA GAMBARA

Nacque nel 1485 nello sfarzoso palazzo di rappresentanza che i Gambara fecero costruire a Pralboino e che, ancor oggi, è conosciuto come ‘il castello’. Quinta di sette figli, ricevette un’ottima educazione umanistica, anche grazie alla passione dello zio paterno Pietro, particolarmente erudito, al quale si doveva anche la presenza della tipografia. Veronica poté crescere in un ambiente culturalmente fecondo, dove anche le donne della famiglia, la mamma, la nonna paterna, una cugina risultavano particolarmente erudite e acute. Accanto alle caratteristiche delle famiglie, al fervore culturale dell’ambiente bresciano, troviamo grande attenzione ai dibattiti, soprattutto religiosi. Rimasta vedova si dimostra anche un’ottima amministratrice del patrimonio familiare e della contea e piuttosto lungimirante sul piano politico.

L’interesse per la poesia sorge già in giovane età e la porta a destinare ogni momento libero alla produzione scritta, alla quale riesce a dedicarsi completamente quando cede la gestione del patrimonio familiare al figlio. Negli anni produce una ricca corrispondenza epistolare che ha riscosso un crescente interesse come testimonianza stilisticamente elevata della dimensione privata della poetessa che, in realtà, non aveva mai pensato di raccoglierle in un’unica pubblicazione. Purtroppo gran parte del materiale è andato perduto ma rimangono come testimonianza importante dell’arte di Veronica Gambara. Anche la produzione lirica non era destinata alla pubblicazione in un canzoniere. In tempi più recenti, le rime sono state pubblicate in ordine tematico, considerando la vastità degli argomenti toccati, spaziando da riflessioni di tipo politico, religioso e “diverse”. Apprezzata dall’Ariosto e dal Bembo.

LA GHEBA

Lo scorrere placido del fiume Mella caratterizza le campagne pralboinesi. La vita in questa zona è da sempre legata al fiume, all’acqua da bere, per cucinare, lavare e coltivare la terra, alla legna lungo gli argini, alla pesca, alla forza motrice che consentiva di muovere mulini, magli nelle segherie e nei laboratori. Cantato dai poeti, Veronica Gambara in primis. Un tempo c’era la nebbia, forte e densa da poterla tagliare. Oggi non c’è più, solo un po’ di foschia che solo i più giovani, quelli che non hanno vissuto la ‘gheba’ possono chiamare ‘nebbia’. Nelle anse del fiume, però, la foschia si fa più densa e regala momenti magici, fatti di fiabe e racconti, come quelle storie che, prima dell’avvento della televisione, la gente raccontava alla sera, quando ci si ritrovava nelle stalle per rimanere al caldo e passare il tempo insieme.

In primavera la natura esplode, coi suoi verdi teneri, in questa terra fertile. In ogni periodo dell’anno è possibile godere di lunghe passeggiate lungo l’argine o nelle strade di campagna lasciandosi rigenerare dallo spettacolo della natura.

GASTRONOMIA

La cucina tradizionale deriva dal carattere agricolo del paese: piatti semplici ma gustosi e caratterizzati dalla presenza degli animali che ogni famiglia allevava nel proprio cortile, oltre all’immancabile polenta. Quindi non mancano spiedi che raccolgono commensali in festa, anatre, oche, galline e quant’altro, ma sempre con la caratteristica accoglienza di questa terra e con la voglia di divertirsi stando insieme.

Piccola Curiosità

Simone Curati, grafico di Pralboino, ha compiuto un incredibile viaggio di 20 mila km in Kayak, partendo dall’Australia e terminando a Pralboino. Partendo nel 2020, ci ha impiegato 4 anni, ed è passando per Malesia, Thailandia, Laos, Cina, Tagikistan, Afghanistan, Iran, Turchia, Grecia, Albania e Croazia.

Un ringraziamento speciale a Stefania Comincini che ha messo a disposizione le proprie conoscenze per la scrittura di questo articolo.

CHE STORIE-PRALBOINO